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THE LIFE OF MICHAEL ANGELO

Nube non è che scuri vostra luce,
L'ore distinte a voi non fanno forza,
Caso o necessita non vi conduce.
Vostro splendor per nocte non s'ammorza
Ne crescie ma' per giorno, benche chiaro.

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·
Nel tuo morire el mio morire imparo.

Padre mie caro . . . . . . . . . . . . . . .
Non è, com'alcun crede, morte il peggio
A chi l'ultimo di trasciende al primo
Per gratia ecterno appresso al divin seggio;
Dove, Die gratia, ti prossummo e stimo
E spero di veder, se 'l freddo core
Mie ragion traggie dal terrestre limo.
E se tra 'l padre e 'l figlio octimo amore
Crescie nel ciel, cresciendo ogni virtute.

("Poems," lviii.)


X

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Oilme, Oilme, ch'i' son tradito
Da giorni mie fugaci e dallo spechio,
Che 'l ver dice a ciascun, che fiso 'l guarda
Cosi n'avien, chi troppo al fin ritarda,
Com' o fact'io, che 'l tempo m'è fuggito.
Si trova come me 'n un giorno vechio.
Ne mi posso pentir ne m'apparechio
Ne mi consiglio con la morte appresso.
Nemico di me stesso,
Inutilmente i pianti e sospir verso,
Che non è danno pari al tempo perso.
Oilme, oilme, pur reiterando
Vo 'l mio passato tempo e non ritruovo